ZOOSOFIA = La Gnosi inerente alla Vita. La Conoscenza (senza soggetto/oggetto) che è vita.

= Una operatività di tipo sottile ma dai risultati già sperimentati. La domanda è: chi è pronto alla magia che cambia il mondo? Parliamo tanto di “fattore quantico”, o di “spirito santo” oppure di “qi” o di “prana”: lo mettiamo all’opera? Se la risposta è “sì” allora sei nel posto giusto.

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DEDICATO A NINA DE MARIO – In Memoriam

Giovedì ci siamo recati a Prato per il funerale di Nina (Antonina) Anna De Mario e voglio dire due cose, anche perché sento che possiamo aiutarla ancora, stavolta insieme. Con Grace ho seguito il suo percorso molto duro ma coraggioso, dato che Nina soffriva di SLA, o Morbo di Lou Gherig; quello che succede è che piano piano chi si ammala perde la funzionalità del proprio corpo fino ad arrivare – se la maniacalità sanitaria non si ferma – ad avere il blocco totale del diaframma e del respiro. Nel suo caso quando non riusciva più a deglutire e a digerire – dietro sua richiesta – ha preferito lasciarsi morire di inedia in perfetto accordo con noi, coi figli e coi medici più saggi, e pur ricevendo il sostentamento necessario, ma certamente rifiutando sonde e altra roba simile. Fortunatamente l’avevo istruita sulla meccanica energetico/spirituale per lasciare il corpo e quando il corpo si è indebolito a sufficienza ce l’ha fatta. Ma già mesi fa, quando stava ancora meglio, vedevo che non riusciva in nessun modo a praticare tecniche respiratorie; quindi, solo potette liberarsi grazie ad una esalazione concentrata e direzionata delle sue ultime forze.

Il fatto di vedere lei migliorare di colpo ad ogni trattamento ha molto sorpreso anche il figlio; poi, ad un certo punto, niente più poteva funzionare. Qualcuno dice, a giusta ragione: “Non esistono malattie incurabili ma destini tremendi”, e quando abbiamo parlato con Nina, racconti inaspettati di crudeltà subite – e da lei quasi ritenute normali – sono trapelati.

Nina era già da tempo consapevole del mondo sottile e dell’esperienza spirituale, essendo peraltro amica del mio confratello di Dharma Vincenzo Banso che ci segnalò a lei. Per questo abbiamo pubblicato qua la voce di Nina che racconta la sua incredibile vita onirica, e siccome in ciò era una esperta mi è piaciuto intervistarla così che non sia sempre io a insegnare tutto.

Trattandola, ci siamo chiesti se le cure che vengono date per questi casi siano pensate bene, andando a bloccare e probabilmente a peggiorare le funzioni, in modo che avendo questi malati delle reazioni nervose, proprio queste, si pensa di sopprimerle, in quanto la persona stessa – e i parenti – facilmente intendono questi scuotimenti come “malattia”. Probabilmente – come è per la febbre – altro non sarebbero che il tentativo del nostro sistema di auto-guarirsi, in questo caso di “riaprire” le connessioni sinaptiche danneggiate.

Proprio Grace ha questa esperienza anche lei perché di tanto in tanto ha dei tremori, ma ha capito che sono parte del suo continuo miglioramento: quello cerca e quello ha. Infatti nell’ambito degli ammalati di sclerosi multipla nessuno crede al fatto che lei sia sopravvissuta dopo venti anni e che, peggio, sia guarita e che ora possa curarsi dal danno successivo dovuto invece al vaccino anti-epatite B (scandalo De Lorenzo – Poggiolini). Sottolineo che è più che comprensibile da parte dei parenti di preoccuparsi vedendo qualcuno non sedato e in preda e tremori scuotenti; questi se non si sono lasciati manifestare per lungo tempo possono essere forti, quasi ingestibili e pericolosi, quindi è umano volerli sopprimere.

Abbiamo voluto essere vicini a Nina e a suo figlio Alessandro non solo perché ce l’ha richiesto Nina e quindi abbiamo risposto come figure professionali, ma anche perché riteniamo che quando ci sia un affratellamento fra individui, dove è condiviso il Dharma – anche fosse in modo informale – è importante esserci e vorremmo esserci sempre nella fortuna e nella cosiddetta sfortuna.

Non credo ci sia bisogno di parlare e di celebrare una “comunità”, e qui e là e su e giù, ma sento quanto, invece, sia decisivo per una VITA REALE il condividere e l’essere solidali, uniti, forti.

A riguardo proprio di questo tema mi sento di dire qualcosa che sarà utile per alcuni e che forse avrà un impatto strano per altri. Dico questo: è umano ed è giusto, generoso, onesto, godere della bellezza, della gioia, della fortuna ed è bene augurarla a tutti, condividerla e soprattutto celebrarla, perché gioia crea gioia e infine questo può incoraggiarci all’estasi, alla beatitudine spirituale in quanto, se riusciamo a praticare mentre siamo gioiosi, facilmente passeremo la barriera della distrazione mondana, del bisogno compulsivo di “fruire” di alcunché.

L’asceta è yoghin, il fruitore è boghin, e queste sono due categorie contrarie nella vita affacendata dei più ma che – se vogliamo – si possono incontrare solo quando proprio la più innocente gioia umana riconosce e si trasfonde nella beatitudine spirituale e, riscoprendola, capisce come si riesce a coltivare questa di per sé o assieme all’altra.

A tutti voi lascio semplicemente guardare queste foto; non confondetevi con lei, godetevela.

Nina è per me l’esempio di quando – in condizioni di vita estremamente complesse e dolorose – comunque c’è una reazione ed il mantenimento, per quanto possibile, di una dignità e presenza completa. Prima della fase finale siamo riusciti, Grace e io, nell’aiutarla a mantenere quel benessere basilare utile alla sua vita quotidiana, anche se la incontrammo quando già non camminava più pur essendo anche allegra nonostante la lenta condanna a morte che stava subendo.

Dico “condanna a morte” anche se la vita – in realtà – non condanna mai nessuno. Da un punto di vista non cristiano, dove tutto viene spostato nella speranza e nel mondo che verrà, ma da un punto di vista buddhista o naturopatico “ognuno si infila nelle sfide e anche nelle sconfitte che gli sono utili e inevitabili… date da una attrazione irrefrenabile” e questo non solo Nina lo ha capito, ma molte persone con le quali abbiamo lavorato.

E qui serve una bella spiegazione perché non devono rimanere degli equivoci, anche perché qualunque cosa che potrei dire dovrebbe, se ha senso, essere tradotta in azioni e constatazioni da chi legge queste righe. Tutti oggi tirano fuori il karma dicendo spesso delle baggianate. Ricordo due persone che si arrabbiarono con me quando feci loro presente il fattaccio: “in questa situazione ti ci sei infilata te”… “Ma come ti permetti! Io sarei così cretina da infliggermi cefalee così atroci da paralizzarmi e vomitare? Tu sei come quei medicastri che dicono che mi invento le malattie!”

“Non hai capito niente, complimenti! Certamente sei cretina perché non hai capito nemmeno una parola e nemmeno l’intento di quanto ti ho detto”. Era su tutte le furie.

“Quanto ti dico succede anche a me”.

In quel momento rimase sbalordita, con una espressione così allibita che dovetti trattenermi dal riderle in faccia. “E mi succede anche molto spesso, perché tutti noi… Sbagliamo”. Ricordo qualcuno che nel passato mi diceva “Ma che ti lamenti tu, che sei un Buddha! Ti vedo, sai! Sei sempre contento e scherzoso…”. La cosa comica è che me lo diceva in un periodo nel quale non avevo di che mangiare, mia madre in alzheimer che combinava guai a catena, mio padre in un letto – fortunatamente accudito 24H dalla mia splendida sorella – e con tutti i miei progetti a rotoli. Vivevo in una casa occupata, possibilità procuratami da una amica che divenne anche lei mia sorella, la cui figlia fu una delle mie prime allieve fin da ragazza, e che ora è una donna eccezionale e risvegliata. Conoscendo Marzia imparai cosa è la generosità, il darsi agli altri senza remore né calcolo, schivando e incastrando assessori, sindaci, digos, responsabili e altre figure.

Il punto è che quella tizia che si era arrabbiata – finalmente – aveva capito la lezione: non è “mancanza di dignità capire che si è sbagliato perché è umanissimo anche quando ci costa la vita”.

Quel mal di testa cosa nasconde? Cosa non vuoi vedere o perché ti azzoppi così? Per non fare o riuscire a fare cosa? Decidi! A te tocca ora capire, andare sul senso di ciò che vivi. Lasciamo stare le menate teoretiche sull’analità o sull’invidia penis quando abbiamo da lavorare su quel tanto che c’è per davvero. Quanto vedi potresti non spiegarlo a parole, potrebbe essere un intreccio micidiale e complessissimo, non di meno, devi vederlo e muoverti di conseguenza altrimenti – in alcuni casi è così – potresti morirci. Se succede, non hai da lamentarti perché anche in questo la Vita è stata generosa e noi possiamo solo ringraziarla. La vita nella sua eterna estensione.

Il karma non è una spada di Damocle attaccata a un capello che potrebbe trafiggerci in ogni istante, né è una matematica giudiziale. Può darsi che se uno fa cattiverie queste gli tornino indietro, ma questo succede quando ha la qualità per capire, altrimenti sbaglia, fa danni ma viene punito solo con il suo comportamento sempre più ignobile, sempre più abissale, che è la più feroce delle punizioni per chi ha forma umana, cioè vivere come un cane idrofobo, magari in giacca, cravatta e supercar, e su questo dico che ne ho visto esempi eclatanti, soprattutto dal mondo della cocaina, che sembrava fatta a posta per liberarti dai freni inibitori per conquistare il mondo. Che idiozia paradossale: “fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”, questo Dante ci ha consegnato non come possibilità, ma come unica via.

E chiedetevi anche perché sia Dante che Socrate siano andati in battaglia, spada in mano. Errato è infatti credere che la giustizia celeste sia identica a quella umana, che invece necessita di un memento continuo, e di lotta. Spesso rammento a tutti che nei paesi più buddhisti, che dovrebbero quindi seguire la logica del karma e della compassione, certi crimini vengono puniti in modo oltremodo spietato come, trovo, dovrebbe essere oggi, soprattutto per quanto riguarda coloro che hanno perpetrato stermini di massa.

Se questo non succede ecco che chi non vede nulla del mondo e della – vita essendo materialista – arraffa e fa spallucce di fronte alla sofferenza altrui; tutti costoro devono essere riportati a quello stridore di denti necessario, fino al consumarsi delle gengive, per ricordarsi cosa sia il dolore, e quanto valga quello altrui, non differentemente dal loro. Nessuno fra gli “spiritualisti” parla di questo perché suona male o perché non lo vede. e alzano gli occhi al cielo da bravi codardi, senza sviluppare nulla sul piano spirituale, né fare qualcosa praticamente, ma semmai inventandosi che il karma aggiusterà tutto. Dante li avrebbe messi nel girone degli accidiosi, quelli che non si schiodano mai, nemmeno quando dovrebbero e nemmeno quando c’è l’ultima chiamata.

Ritornando a noi, è inutile avere paura, quello che ci serve, sempre, è guardare negli occhi il mistero della vita. Chi percepisce la vita come un inganno avrà un inganno, chi capisce che le giravolte dell’esistenza (questa è la parola giusta) sono un gioco sublime e vivo esso stesso, entra nella magia del mondo.

Ognuno può lavorare anche con la propria ombra (la potenzialità inespressa che rischia di andare a male) mentre evoca ogni istante la luce che ha in sé da un tempo senza inizio. Basta analizzare. Fare!

Ritorniamo al tema principale.

“Vita” non è il contrario di “morte”, come neanche “nascita” è il contrario di “morte”, ma un fenomeno quasi limitrofo, considerando che confrontando una qualunque durata dell’esistenza umana con l’eternità, ci appare ovvio come appena nati siamo già morti. Allora? Ci stringiamo insieme e tremiamo tutti a ritmo raccontandoci simpatiche fetecchie paraspirituali sperando di essere salvati? …o magari è tempo di penetrare ad occhi aperti, anzi, spalancati questo mistero?

Quando inizi a percepire l’eternità, chiunque tu sia, la Vita si spalanca e vedi laggiù l’esistenza umana, tua e di tutti gli altri. Ne hai simpatia e compassione.

Vedi il ciclo dele rinascite – che in realtà non spiega proprio nulla – e vedi come tutto questo movimento, che talvolta può sembrare vettoriale e muoversi verso il futuro, ma che altre riesci a percepire nettissimamente come circolare, dato che insegue archetipi inevitabili che semmai tu decifri usando schemi stellari, ma che in realtà non ha suddivisione netta, dato che ogni istante è incalcolabile e indecifrabile.

Eppure il mistero non finisce qua, dato che questa circolarità ha un centro inamovibile. L’eternità.

L’eternità non è un’opinione, non è un calcolo, non è una idea, non è un sentimento.

L’eternità non ha una simmetria, non ha un senso, non ha una direzione né uno scopo.

Forse può essere detta un’emozione, se non abbiamo altri parametri, ma ancora di più è uno “stato di coscienza”.

Nel mondo cristiano questa idea di poter percepire l’eterno è così aliena – solo Cristo e solo i santi catalogati possono – che ho visto coi miei occhi un professore di teologia della pontificia accademia girarsi e andarsene per un corridoio gridando “e-re-siaaa!”. Poi ritornò, era una persona educata, ma non stava scherzando affatto. La sua reazione si dovette al mio proferire il nome dell’eccezionale Maestro domenicano Meister Eckhart che lui conosceva benissimo e che tanto temeva.

Cos’è uno stato di coscienza? Quando ami – o anche odi! – e smarrisci i contorni di ciò essendo rapito e passando oltre l’umano, è allora che sfori nell’eternità, ed entri nella sfera divina.

A proposito dell’odio devo essere più preciso: l’amore può essere stupido, servo, grossolano, illuso, proiettivo, patetico, come anche l’odio può essere davvero basso – come spesso è – solo vendicativo e fatto di emozioni mal digerite e mai considerate in modo calmo e spassionato. Tutto ciò è ancora più confuso oggi dove torme di psicologi del menga continuano a insegnarci come scavare nell’inconscio per tirarci fuori soprattutto ciò che non c’è, quando la cosa che più conta è consegnare loro il portafoglio. Così si continua l’opera della più infame pretaglia (e con ciò indico ogni religione compresa la mia oltre a quella psicanalitica) dato che in ogni tempo qualcuno deve perpetrare la sua vexatio stultorum secondo una secolare necessità che possiamo definire karmica.

L’odio che trasfigura in qualcosa d’altro è ben riconoscibile quando dal detestare lo straniero ciò diventi dapprima un patriottismo generico, soltanto qualcosa di campanilistico ma poi, sublimandosi, diviene “difesa della propria famiglia e popolo”, un tema certamente maschile, simile al “bisogno” nelle donne di darti da mangiare. Ma poi accade qualcosa che nell’estremo mondo guerresco ci dà il segnale di questo passaggio. La citazione iniziale nell’Agakure – il manuale dei samurai – dice: “Il Bushido è… Morire”. Ovvero “L’arte del combattimento si basa sul morire”. Al che uno, se fosse un militare e avesse comprato l’Agakure come aveva comprato Sun Tzu o Macchiavelli, penserebbe di avere speso davvero male i propri soldi.

Il senso della cosa è: “Se uccidi qualcuno in guerra prima di tutto devi essere morto tu”.

Nella filosofia massonica – che cerca di riprodurre vere forme di iniziazione ritualizzandole in una specie di “gioco di ruolo” – questa idea viene posizionata in un rituale nel grado di maestro, quando all’iniziando viene fatto il funerale. Il senso è “ciò che sei per il mondo profano qui non vale niente perché ora tu sei morto, e guardi il mondo dalla morte”. E poi: “Com’è questa loggia vista dal mondo dei morti? Come vedi i simboli? Ancora hai affetto per i tuoi Fratelli?” E ancora: “Non è risibile da “qua” il mondo dei ‘sopravvissuti’? Eh? “Quante menate inutili!”.

Dobbiamo certamente al coraggio e al senso di onore di chi frequentava da militare le logge massoniche, molte delle regole d’onore usate durante le guerre dal XVIII secolo in poi: la resa, una non disonorevole prigionia, l’onore delle armi, il rispetto del grado anche di un avversario e l’aiuto dei feriti anche nemici. E tuttavia, se fosse vero che basta ritualizzare questa intuizione per viverla e capirla per sempre – ma nulla toglie che sia un ottimo proposito – avremmo terminato qua il discorso, Pare invece che si debba fare molto altro per capire e realizzare la libertà dalla morte, sia in senso pratico/esistenziale che in senso yoghico/meditativo.

Uno stato di coscienza è una esperienza di una pienezza inevitabile, capisci che non è una mera fluttuazione psicologica, perché senti che prende tutto il tuo essere e soltanto in modo più o meno luminoso.

Ti chiedono: “Cosa hai provato?” E tu… Scena muta. Li guardi ma non capiscono. Al posto di leggere i tuoi occhi potrebbero vederli davvero e così vedere. Ora tu sai che spiegare loro quello “stato” non ha senso.

Nina ora è libera

QUESTA REGISTRAZIONE DI INSEGNAMENTO SULLO “YOGA DEL SOGNO” E’ STATA TENUTA DA NINA ANNA DE MARIO IL 6 NOVEMBRE 2021 E SI INTITOLA “SOGNO E SON DESTA”.

Nina De Mario

VORRESTI O NO DOMINARE I TEMPI, LE CIRCOSTANZE E LA TUA STESSA FORZA CHE E’ NASCOSTA EPPURE CHE GIA’ SENTI COMPLETA E VIVA?

Praticando insieme costruiamo una potenza meditativa attiva – PROPRIO DOVE SEI TU – per cambiare ciò che abbiamo attorno e per permetterci la vittoria in ogni compito, circostanza e ruolo in cui siamo ingaggiati. Se vuoi COSTRUIRE al posto di lamentarti e se sai già com’è agire da individuo autentico, e che sapore ha l’essere corretti, questo è il nostro invito per TE.

Per incontrarci online ci vediamo almeno una volkta al mese in zoom >BROADCAST< (link) Nel caso ti venga chiesto la pass per il broadcast è 4tQGii Non serve avere zoom, basta accedere col link, ma nel caso che tu voglia scaricartelo gratis >ZOOM< (link) eccoti il link

ZOOSOFIA, dicevamo…

(Se avessi scritto “buddhismo” o finanche “zen” o “satori” tu avresti pensato “Ah, sì, quella roba là”, ed è umano. Lo capisco. Ma io voglio vederti balzare fuori dal “GIÀ PENSATO” e anche da quello del quale non ci si accorge mai)

Se vuoi sapere di più su quanto condivido eccoti alcune pagine su vari temi https://leoanfolsi.com/zen/ https://leoanfolsi.com/2019/05/19/zen-naikan/ https://leoanfolsi.com/un-po-di-me/

Il testo che ti dono qui sotto èun libro che mi fu pubblicato da Franco grazie alla collaborazione di Enrico Maghenzani e Enzo di Mauro e della storica casa editrice milanese Longanesi. Ho piacere nel non vendere questo libro perché l’ho sentito da subito come un dono dei miei maestri che tanto mi hanno voluto bene e tanto mi hanno sfidato a mostrare chi sono davvero.

Se vuoi chiedere qualcosa su quello che hai letto su questo sito o nel libro che ti ho regalato o mandarmi una tua riflessione: leonardoanfolsi@gmail.com